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Pensa.
Che strane strade
Si camminano.
Quando mi si è aperta questa via davanti
Avrei voluto infilare i piedi sottoterra
E non muovere più neanche un passo.
Quando ho visto che non si vedeva la vetta
Avrei voluto buttarmi a capofitto
Dal dirupo di fianco.
Eppure ho camminato mille strade
Per arrivare proprio lì
Ai piedi di quest’immensa montagna.
A guardarmi indietro
Le vette scalate prima sembravano
Castelli di sabbia.
D’un tratto lì davanti c’era lei: La montagna.
Maestosa e crudele come le ombre
Sulla sabbia.
Ho iniziato aggrappandomi con le dita
Sbucciandomi dentro ma a volte
Anche addosso.
Poi ho trovato anche fiori sul sentiero
E luci e alberi e suoni.
Ho trovato anche altre cento strade da camminare.
Quando ho mosso il primo passo
Non sapevo per quanto e per dove
Avrei camminato.
Ho incontrato persone e ascoltato parole
Riposato il necessario
E faticato quanto ho potuto.
Da qui ora intravedo una vetta
Ma non punto più a quella.
Ormai ho imparato a camminare.
Punto al di là
Alla strada che ancora non vedo
Che sia in discesa o ancora in salita.
Ho trovato risposte, su questa montagna
All’eco di domande che non potevo udire
Laggiù a valle.
Ho camminato strade verso un traguardo
Ma ho trovato traguardi di altri cammini
Che avevo lasciati incompiuti.
Da questa montagna così spaventosa
Vedo cose ben oltre i vecchi orizzonti
Che disegno in memoria e porto con me.
La vetta ora non è più un traguardo.
La strada lo è
E io cammino la mia strada.
Perché ora mi fido di lei.
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Le intenzioni che lancio per l'anno che sta per cominciare sono concentrate in un amalgama di pensieri.
Lascio al tempo il compito dell'alchimista.
Confido in lui, nel suo scrupoloso e puntuale lavoro, che certe volte ci lascia delusi e contrariati ma che poi si rivela sempre specchio viscerale della realtà.
Lascio al tempo il compito di decidere i giusti tempi, con quella saggezza che gli viene così naturale e che, certe volte, gli invidio.
Do al tempo questo compito, che manterrà di sicuro, perché è un affidabile mantenitore supremo.
Così io, intanto, potrò vivere più leggera,
senza l'onere quotidiano della puntualità,
e con l'umano permesso di sbagliare.
Ci metto l'impegno e la promessa di perlustrare tutte le opportunità, ogni giorno e ogni momento.
Mi propongo di essere in prima linea
nelle mie decisioni e di essere gentile nell'accogliere i modi in cui il tempo diluirà gli eventi.
È mio il compito di mantenere viva ogni emozione, vigile l'occhio della mente
e accesa la luce nel cuore.
Io ci metto un atto di fede, che firmo
con il tempo.
Ci metto fedeltà alla vita di cui il tempo è alchimista.
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Credo sia giusto
Scegliere accuratamente chi far entrare
Nelle stanze dei propri pensieri.
Per esempio:
Chi entra senza sporcare. Senza mettere in disordine.
Chi sa trattare con cura le cose non sue.
Chi suona il campanello.
Chi bussa prima di aprire la porta.
Chi: "Posso venire? Prepara il caffè".
"Apri la finestra, c'è un sole bellissimo".
"Accendi lo scalda sonno, mi ci sdraio sopra".
"Dammi una lacrima, io ti do un sorriso".
"Dammi un sorriso, che lo inzuppo nel caffè".
"Apri il prosecco, c'è da brindare".
"Lucidati i vetri, che così splendi di più".
"Fai una risata, che è millesimata".
"Ti racconto una cosa, parlane con me".
"Te ne racconto un'altra ma stavolta stai in silenzio".
Voi chiedete il permesso prima di entrare.
E io vi ho dato le chiavi.
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